mercoledì 1 luglio 2009

Ossimori antropologici (1)

«Mentre noi discutiamo del linguaggio e dell'idea di testo, i testi rinascono dalle loro ceneri ogni volta che un individuo riapre la bocca, riprende in mano la penna, ribatte una tastiera, consulta il libro senza carta della memoria o quello nascosto sotto il cuscino con le pagine stropicciate. E se il pensiero stesso è fatto soprattutto di moscerini e pachidermi linguistici: piccoli ronzii domestici e fosforescenze improvvise, film muti o sonori che ghermiscono perfino il sonno, prefigurazioni discorsive dai toni sommessi o balenanti, si può dire che l'uomo è, nel suo accadere, un vortice petulante di testi. A volte ovattato a volte prorompente come il battito accelerato delle arterie. Petulante anche quando tace»
(Flavia Ravazzoli, Il testo perpetuo. Studi sui moventi retorici del linguaggio, Bompiani, Milano 1991, p. 19)